Il costo del visto Schengen per gli africani si è trasformato in un vero e proprio labirinto finanziario e amministrativo. I tassi di rifiuto hanno raggiunto livelli record, spesso senza motivazioni chiare. Dietro ogni diniego si celano perdite economiche, umiliazioni personali e opportunità infrante.
Costi sempre più elevati, scarsa trasparenza
Dal 11 giugno 2024, i costi “handling fee” per un visto Schengen di breve soggiorno (tipi A e C) sono stati fissati a 90 € per gli adulti, 45 € per i minori tra 6 e 12 anni, e rimangono gratuiti per i bambini sotto i 6 anni. Il visto di lungo soggiorno (tipo D) costa 180 € (+ redevance) C.E.V. – Centre Européen des Visas. A questi importi si aggiungono costi indiretti: oneri per prestatori di servizi privati (TLS, VFS), trasporti verso i centri di deposito, traduzioni, talvolta alloggio nei pressi dei consolati, portando la spesa media fino a circa 300 € a domanda.
Un’ingiustizia nei tassi di rifiuto
Secondo il Global Mobility Report 2025 di Henley & Partners, i richiedenti africani subiscono un tasso di rifiuto doppio rispetto alla media mondiale: in 2023 il 50 % delle loro domande è stato respinto, pur rappresentando solo il 2,8 % delle richieste globali Henley & Partners. Tra le nazionalità più colpite, sei sono africane, con percentuali di diniego impressionanti:
Comore: 61,3 %
Guinea-Bissau: 51 %
Ghana: 47,5 %
Mali: 46,1 %
Sudan: 42,3 %
Senegal: 41,2 % Henley & Partners
Oltre 70 milioni di dollari persi nel 2023
Secondo un’analisi di SchengenVisaInfo rilanciata da InfoMigrants, i cittadini africani hanno speso più di 70 milioni di dollari in tasse non rimborsabili nel solo 2023, somma riferita esclusivamente alle domande respinte.
Le ONG si mobilitano
Un collettivo di 27 ONG senegalesi, supportato da giuristi e associazioni civili, ha scritto alle ambasciate europee denunciando “un trattamento indegno, umiliante e sistematicamente sospettoso” nei confronti dei richiedenti africani. In Francia, La Cimade ha pubblicato il rapporto Visa refusé, documentando le ingiustizie subite dai candidati, soprattutto francofoni, e chiedendo una revisione profonda delle procedure.
Chiedere equità, non favori
Le organizzazioni africane non rivendicano privilegi, ma trasparenza:
criteri di rifiuto chiari e argomentati
pubblicazione dei motivi di ciascun diniego
semplificazione delle pratiche per i paesi partner dell’UE
La mobilità non può essere un privilegio per pochi, ma un dialogo equilibrato tra continenti.
E adesso?
Una riforma strutturale del regime Schengen è ormai ineludibile. La società civile africana, ora più organizzata, esige rispetto e fiducia reciproci. L’Europa, se vuole restare partner credibile del continente, deve ascoltare queste istanze e agire senza sospetti né superiore disprezzo.