Il Niger ha ufficializzato, nel marzo 2025, il suo ritiro dall’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF). La decisione non sorprende. Da mesi, il paese africano aveva intrapreso un percorso di distacco dalle sue vecchie strutture coloniali. Questa scelta, tuttavia, va oltre la diplomazia: è il simbolo di una volontà politica chiara, quella di riscrivere la propria storia culturale e linguistica.
Niger e la lingua francese: un’eredità sempre più scomoda
Dall’indipendenza ottenuta nel 1960, il Niger ha mantenuto il francese come lingua ufficiale. Tuttavia, nella vita quotidiana, sono le lingue locali come hausa, zarma, tamasheq, fulfulde, kanuri e gourmantchéma a dominare. Il francese resta una lingua appresa a scuola, lontana dalla realtà sociale della maggioranza.
Questo divario ha creato, negli anni, un senso diffuso di estraneità culturale. Il governo attuale vuole colmare questa distanza, promuovendo l’uso delle lingue nazionali nei settori pubblici e istituzionali.
La svolta è cominciata nel 2023
Dopo il colpo di Stato del luglio 2023, il Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria (CNSP) ha avviato un processo di rottura con la Francia e con i suoi simboli. Diverse strade della capitale sono state rinominate. L’avenue Charles de Gaulle è diventata avenue Djibo Bakary, in omaggio a una figura storica nazionale.
Un altro gesto significativo è stato il cambiamento del nome del monumento ai caduti. Da memoriale dei soldati morti per la Francia, è diventato “Bubandey Batama”, che in lingua zarma significa “Ai nostri morti”. Un segnale forte: il Niger vuole mettere al centro della memoria i suoi cittadini.
Niger e l’OIF: una rottura che va oltre la lingua
Il ritiro dall’OIF non è solo una questione linguistica. Le autorità nigerine lo presentano come un passo verso una sovranità culturale completa. L’OIF è vista, da Niamey, come uno strumento dell’influenza occidentale.
Di conseguenza, il governo punta a rafforzare l’insegnamento e l’uso pubblico delle lingue locali. L’obiettivo è chiaro: permettere alla popolazione di esprimersi nei propri codici culturali, senza filtri imposti dalla colonizzazione.
Niger diviso tra orgoglio e timori
La scelta divide l’opinione pubblica. In città come Niamey, Zinder o Agadez, molti accolgono il ritiro con entusiasmo. Altri, invece, temono un isolamento. Il francese, infatti, rappresenta ancora un canale importante per accedere a conoscenze, educazione e opportunità internazionali.
Nonostante questo, cresce nel paese il desiderio di valorizzare il patrimonio linguistico locale. Per molti, si tratta di un diritto: costruire una nazione anche attraverso le proprie parole.
Niger: raccontarsi con parole proprie
Al centro di questa scelta c’è il bisogno di riprendere in mano il proprio racconto. Il Niger vuole essere padrone della narrazione del proprio passato e del proprio futuro. Non solo confini geografici, ma anche identità, simboli e linguaggio.
Con l’uscita dalla Francofonia, il Niger lancia un messaggio forte: ogni popolo deve poter scrivere il proprio futuro nella propria lingua. E oggi, Niamey ha deciso di farlo.
Di: Dali Oumarou Haoua