In occasione della Giornata internazionale per la sensibilizzazione sulle mine (4 aprile), i dati rivelano un’emergenza ancora drammatica nel continente africano. Secondo il Landmine Monitor 2023, 20 Stati subsahariani risultano ancora contaminati da ordigni inesplosi, con conseguenze devastanti per le popolazioni locali e gli ecosistemi.
Un bilancio umanitario allarmante
L’Africa registra il triste primato di vittime da mine terrestri: nel 2022 si sono contate circa 2.000 vittime, per l’85% civili. Particolarmente vulnerabili i bambini, che rappresentano quasi la metà dei casi.
«In Angola, a trent’anni dalla fine del conflitto, il 70% dei terreni agricoli rimane inaccessibile», denuncia il direttore di Handicap International per l’Africa meridionale. Una situazione che blocca lo sviluppo economico di intere regioni.
Impatto ambientale: il costo nascosto
Gli esperti identificano tre principali conseguenze ecologiche:
- Contaminazione da metalli pesanti di suoli e falde acquifere
- Perdita di biodiversità (fino al 40% in alcune aree del Mozambico)
- Deforestazione causata dall’abbandono delle zone a rischio
La risposta della comunità internazionale
Le operazioni di sminamento hanno registrato successi importanti:
- Il Ciad è stato dichiarato “mine-free” nel 2022
- Le nuove tecnologie (droni, rilevatori biometrici) stanno rivoluzionando le operazioni
- La formazione di personale locale garantisce sostenibilità agli interventi
Tuttavia, permangono criticità:
«Solo il 30% dei fondi necessari è stato stanziato nel 2023», avverte il portavoce dell’UNMAS.
Come contribuire
Per sostenere la lotta alle mine:
- Donare a organizzazioni specializzate
- Partecipare alle campagne di sensibilizzazione
- Sollecitare i governi a incrementare gli aiuti
«Le mine non sono un retaggio del passato, ma una minaccia attuale», conclude il Segretario Generale ONU António Guterres. «La loro eliminazione richiede un impegno collettivo».