La biometria si è imposta come strumento indispensabile per l’identificazione in Africa. Tuttavia, dietro questa tecnologia si nasconde una realtà allarmante: 14 paesi africani francofoni hanno affidato la gestione dei propri sistemi biometrici a imprese straniere, generando una dipendenza preoccupante. La nostra inchiesta svela come questa situazione comprometta la sovranità digitale africana.
Il caso del Mali: un contratto che persiste nonostante le tensioni
Il Mali rappresenta perfettamente le sfide della sovranità digitale in Africa. Dal 2015, il paese dipende dalla società francese Idemia per la produzione dei suoi passaporti biometrici. Questo contratto, inizialmente previsto per cinque anni, persiste oggi nonostante:
- Accuse di detenzione illegittima del database biometrico
- Sospetti di sovrafatturazione
- L’archiviazione dei dati sensibili in Francia
La situazione è peggiorata nel 2023 quando il governo maliano ha annunciato di aver ripreso il controllo dei propri dati biometrici grazie a “hacker patrioti”. Tuttavia, l’assenza di prove tecniche e il mantenimento del contratto con Idemia sollevano seri interrogativi sulla realtà di questa emancipazione.
Panorama continentale: una dipendenza generalizzata
L’analisi dei sistemi biometrici africani rivela una situazione allarmante:
Principali fornitori in Africa francofona
Paese | Fornitore | Origine | Durata contratto | Costo annuale (USD) |
---|---|---|---|---|
Mali | Idemia | Francia | 9 anni | 15 milioni |
Camerun | Gemalto | Paesi Bassi | 10 anni | 18 milioni |
Ciad | Idemia | Francia | 8 anni | 12 milioni |
RDC | Semlex | Belgio | 6 anni | 22 milioni |
Gabon | Idemia | Francia | 9 anni | 20 milioni |
Questa dipendenza tecnologica presenta diverse caratteristiche comuni:
- L’archiviazione dei dati biometrici in Europa nella maggior parte dei casi
- Clausole contrattuali squilibrate, con penali di recesso esorbitanti
- L’assenza di un reale trasferimento di competenze tecniche
Conseguenze e rischi: l’esempio maliano e oltre
In Mali come in altri paesi africani, questa situazione genera problemi concreti. I cittadini subiscono tempi prolungati per ottenere i documenti d’identità, mentre gli Stati perdono il controllo di dati sensibili.
I rischi sono molteplici:
- Sicurezza nazionale: i dati biometrici maliani archiviati in Francia potrebbero essere potenzialmente sfruttati per altri fini
- Sovranità: la dipendenza tecnologica limita il margine di manovra politica
- Costi esorbitanti: i budget allocati a questi contratti pesano sulle finanze pubbliche
Soluzioni e prospettive di emancipazione
Di fronte a questa situazione, iniziano ad emergere alternative nel continente. Il Marocco ha sviluppato il proprio sistema biometrico nazionale, mentre il Ruanda ha optato per partnership più equilibrate con aziende asiatiche.
Per il Mali e gli altri paesi africani, si delineano diverse strade:
- La mutualizzazione delle risorse a livello regionale
- Lo sviluppo di competenze locali in cybersecurity
- L’istituzione di quadri giuridici rigorosi sulla protezione dei dati
Conclusione: verso una vera sovranità digitale
Il caso del Mali rivela le sfide che l’Africa deve superare per riprendere il controllo dei propri sistemi biometrici. Come sottolinea il Prof. Cheikh Tidiane Diallo, esperto di governance digitale: “I nostri dati biometrici valgono oro – continueremo a svenderli?”
La strada verso l’autonomia digitale sarà lunga, ma sono stati compiuti i primi passi incoraggianti. La sfida è ora estendere queste buone pratiche a tutto il continente, affinché la biometria diventi finalmente uno strumento al servizio dello sviluppo africano piuttosto che uno strumento di dipendenza.
Per saperne di più:
BiometricUpdate.com