Secoli dopo la tratta degli schiavi, la colonizzazione e altri traumi, l’Africa è ancora percepita attraverso stereotipi.
Molte persone continuano a vedere questo continente come una terra di «barbari privi di identità» che necessiterebbe di essere «salvata». Questa percezione errata deriva principalmente dai racconti storici scritti dagli esploratori europei, che hanno deformato l’immagine dell’Africa. Di conseguenza, questa visione distorta persiste ancora oggi.
La genesi dei pregiudizi: I primi contatti e i loro racconti
Le prime spedizioni europee in Africa, risalenti a diversi secoli fa, hanno gettato le basi di questi pregiudizi. Ad esempio, già nel 1440, gli europei avevano iniziato a compiere razzie contro i Mori e gli Africani, deportandoli poi nella Penisola iberica. L’8 agosto 1444, vendettero i primi prigionieri africani a Lagos, segnando così l’inizio della tratta transatlantica degli schiavi. Questo fenomeno, che si estese rapidamente, influenzò profondamente la storia del continente.
Questi eventi derivano direttamente dalla percezione distorta che gli europei avevano dell’Africa. Infatti, i racconti dei «navigatori» europei influenzarono ampiamente questa percezione. Le loro descrizioni, spesso soggettive e peggiorative, crearono un’immagine stereotipata dell’Africa che persiste ancora nell’immaginario collettivo mondiale.
I racconti storici come fattori di aggressione contro l’Africa
Gli esploratori europei, come Mungo Park, Joseph Chanel, David Livingstone e i fratelli Landers, contribuirono a rafforzare questi stereotipi scrivendo numerosi racconti che descrivevano l’Africa secondo la loro visione. La consideravano una terra priva di valori e progetti. Questa visione degradante permise all’Europa di giustificare le proprie azioni violente e lo sfruttamento del continente.
Questi racconti distorti influenzarono la percezione dell’Africa, legittimando così i comportamenti aggressivi dell’Europa. Per secoli, l’Europa sfruttò brutalmente le risorse dell’Africa, in particolare la sua forza lavoro, senza preoccuparsi delle conseguenze umane e culturali.
Di fronte a questa oppressione, gli africani resistettero. Tuttavia, gli europei interpretavano sistematicamente queste reazioni come atti di barbarie. Ad esempio, i portoghesi chiamavano i resistenti africani «jaga», un termine che designava «selvaggi» che attaccavano la «civiltà» europea. Queste descrizioni disumanizzanti servivano a giustificare le violenze coloniali, rafforzando l’idea che l’Africa dovesse essere «civilizzata» dall’Europa.
Mons. Augouard racconta in uno dei suoi scritti di aver assistito a una scena in cui un capo congolese avrebbe «terminato il pasto di un giovane bambino». Questo tipo di racconto sensazionalistico contribuì a rafforzare l’immagine di un’Africa primitiva e barbara, che richiedeva l’intervento dei missionari europei per essere «salvata».
La vera Africa: Un continente ricco di diversità
Questi racconti, spesso distorti e deformati per servire gli interessi degli autori, non riflettono la realtà dell’Africa. Infatti, lontano dagli stereotipi, l’Africa è in realtà la «culla dell’umanità». Questo continente è ricco di culture, credenze e sistemi sociali, tutti basati su valori umani profondamente radicati.
Molto prima dell’arrivo degli europei, l’Africa aveva sviluppato i propri sistemi di governo e strutture sociali. Gli africani vivevano in armonia con la natura, sfruttando le risorse naturali senza perturbare l’equilibrio ecologico. Questo stile di vita rispettoso contrasta fortemente con le pratiche di sfruttamento imposte dai colonizzatori.
La storia dell’Africa racconta quella di un continente dinamico, dotato di una forte identità e di una grande resilienza. Queste qualità permisero all’Africa di sopravvivere alla tratta e alla colonizzazione. Oggi, continuano a nutrire il suo sviluppo. Lontano dagli stereotipi veicolati dai racconti europei, l’Africa merita di essere riconosciuta per il suo vero valore: un continente ricco di diversità e portatore di un’eredità culturale unica.