Le Amazzoni del Dahomey: un eccezionale corpo d’élite

Creato da sandrine Nguefack
Le Amazzoni del Dahomey

Nel 2018 sono stati acquisiti i diritti per un lungometraggio intitolato The Woman King, ispirato dalle Amazzoni del Dahomey. Questo film è interpretato da Viola Davis e Lupita Nyong’o. Descrive la storia di Nanisca (Davis), generale delle Amazzoni e di sua figlia Nawi (Nyong’o). Per l’uscita del film prevista per il 15 settembre, abbiamo voluto fare rivivere la storia delle Amazzoni del Dahomey durante la prima guerra franco-dahomea. Queste truppe d’élite del regno di Dahomey non sono un mito ma un fatto storico. Queste intrepide guerriere che resistettero ai coloni francesi.

Donne guerriere, una tradizione del Regno di Dahomey

La tradizione delle donne combattenti è antica nella maggior parte dei regni africani.

Le Guerriere Amazzoni furono all’origine donne selezionate per la sicurezza e la protezione della Regina Madre. Erano temibili cacciatrici governati dalle forze naturali delle divinità come: Ast, Het Heru, Net e Bast

La tradizione orale narra che il re Agadja (1673-1740), che condusse guerre di conquista su più fronti, avesse reclutato donne nel suo esercito per compensare alla mancanza di truppe maschili. Ma è particolarmente dal 1818 che il corpo delle Amazzoni del Dahomey è stato sviluppato e strutturato.

A quel tempo, il re Ghézo, che era appena stato intronizzato, costituiva un esercito d’élite interamente dedito alla sua sicurezza. Reclutò le donne più forti delle regioni annesse per formare questi futuri battaglioni. Negli anni seguenti, le donne del regno vennero esse stesse ad arruolarsi.

Erano addestrate per resistere

Le Amazzoni del Dahomey sono state sottoposte a un intenso addestramento al combattimento. Erano psicologicamente condizionati a resistere al dolore e ignorare la pietà.

Il loro stato sacro suscitò il rispetto della popolazione. Gruppi di fanciulle che sventolavano campane le precedevano ogni volta che lasciavano il palazzo.

Le Amazzoni Dahomey erano composte da diversi corpi d’élite

I battaglioni di Minos (“le nostre madri” in lingua Fon, parlata in Benin, Togo e parte della Nigeria) erano comandati esclusivamente da donne. Questi battaglioni erano costituti da 4.000 a 5.000 reclute, per dire un terzo dell’esercito del Dahomey. La loro attrezzatura variava a seconda della loro specialità. Teste rasate e sormontate da un berretto bianco ricamato con un caimano, erano ad esempio vestite con lunghe tuniche blu cinte in vita, su pantaloni larghi. Alcuni erano armati di fucile, bandoliera, sciabola corta e pugnale.

Il battaglione “Aligots” era incaricato per la difesa del palazzo e il reggimento “Djadokpo” era l’avanguardia dell’esercito regolare. I guerrieri fucilieri costituivano il grosso delle truppe. C’erano anche gli arcieri, temuti per la loro abilità e precisione, poi i terribili falciatori. Questi erano dotati di lunghi e affilati machete costituiti da una lama di 45 centimetri montata su un manico di 60 centimetri che impugnavano con entrambe le mani, aprendole e chiudendole come giganteschi temperini.

“Un solo colpo di questo rasoio può ferire un uomo nel mezzo!” dichiarava nei suoi ricordi di missione padre François Xavier Borghéro che venne per evangelizzare il Paese negli anni ’60 dell’Ottocento.

Il reggimento più temuto era quello delle cacciatrici scelte tra le più forti e corpulenti; una vera squadra d’élite. Migliaia di guerriere condizionate a “vincere o morire”.

Le amazzoni del Dahomey contro i soldati francesi

Il regno di Dahomey, diventato nel 1975 Repubblica Popolare del Benin, ha offerto al mondo una delle più belle storie di donne guerriere. Un’immagine incisa per sempre nella memoria dei 3.000 soldati francesi impegnati nella conquista dell’interno del regno nel 1892. Hanno saputo respingere con destrezza le forze francesi.

L’obiettivo di questa operazione militare era detronizzare il re Béhanzin, guardiano dell’indipendenza del Dahomey. Da due anni, contrastava le ambizioni delle autorità coloniali. Nel maggio 1892 il colonnello Alfred Dodds e le sue truppe si diressero verso la capitale del regno, convinti di poter concludere la missione in pochi giorni.

Una missione che sarà difficile. Mentre i soldati si trovavano a una cinquantina di chilometri dal Dahomey, gli attacchi della guerriglia minavano i loro progressi. La strada fu improvvisamente bloccata da un enorme esercito equipaggiato con fucili Winchester e armi da taglio. Con grande stupore i soldati francesi scoprirono un corpo d’élite composto da donne. Il colonnello Dodds descriverà questo giorno del 26 ottobre 1892 in questi termini: “il giorno più mortale di questa guerra”.

Questi straordinari guerriere erano l’avanguardia e l’élite dell’esercito di re Behanzin. Colpiti dal loro aspetto e dalla loro combattività, i soldati le battezzarono “amazzoni”, in riferimento questo agli antichi guerrieri.

Secondo i resoconti degli uomini del colonnello Dodds, nulla li fermavano. Si precipitarono all’assalto, alcuni attraversarono le linee strisciando a terra sotto il fuoco per cercare il combattimento corpo a corpo in cui eccellevano.

“Queste Amazzoni sono prodigi di valore, venivano uccise a 30 metri delle nostre confini” scriveva il capitano Jouvelet nelle sue memorie. Tutti gli uomini che li combatterono sono rimasti colpiti dal loro coraggio. Salutavano “l’estremo coraggio”, “l’audacia indomabile” di queste guerriere.

Non bastò il coraggio di fronte ai fucili Lebel e ai cannoni dell’esercito coloniale francese. Sfortunatamente, novembre 1892 segnò la fine di questi leggendari combattenti. Ma verrà tramandato di generazione in generazione il ricordo delle loro imprese.

Per saperne di più

Donne africane, panafricanismo e rinascimento africano

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Poiché le guerre cominciano nelle menti degli uomini, è nelle menti degli uomini che si devono costruire le difese della Pace.

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