In quanto persone interessate alla coesione sociale e al rispetto per gli altri, siamo sempre più chiamati a ripensare al modo in cui interagiamo con gli altri. Le parole hanno un’azione molto concreta e spesso vengono usate con superficialità.
Così, magari in buona fede e senza malizia, ci ritroviamo a rivolgere al nostro interlocutore domande all’apparenza innocue ma che celano un giudizio di fondo, oppure ad utilizzare termini inappropriati che possono ferire chi ci ascolta. Le cose si complicano ulteriormente poi se la persona con cui stiamo parlando appartiene ad una cultura diversa dalla nostra: certi termini considerati “discriminatori” per alcuni non lo sono per altri e viceversa. Stesso discorso vale per quanto considerato “politically correct”. Purtroppo l’essere umano è portato per sua natura ad “etichettare” ciò che lo circonda, ma questo spesso fa si che si generino incomprensioni e si attuino vere e proprie – e inconsapevoli – discriminazioni.
I micro-insulti
I micro-insulti sono comunicazioni verbali e non verbali più diffuse che denigrano un’identità razziale o culturale. Possono essere semplici allusioni o “etichette” ad una scelta di vita o alimentare.
Es: persona di colore. Va detto semplicemente persona nera.
I micro-attacchi
I micro-attacchi sono piccoli incidenti con un impatto enorme. Un insulto che in apparenza suona come un complimento, ma che ha come premessa di base l’idea che “la nostra percezione del mondo non è solo la norma, ma la norma con cui gli altri devono fare i conti.”
” Lasciami parlare … ”
“Non prenderla nel modo sbagliato, ma…” (Dirò qualcosa di fanatico, ma classifica immediatamente qualsiasi reazione che hai come ipersensibile.)
Le micro-invalidazioni
Elegantemente sottili, le micro-invalidazioni cancellano e annullano le esperienze.
“Di dove sei?” è chiaro che questa domanda nega al nostro interlocutore l’appartenenza al luogo. Il colore della pelle o l’accento oggi non dovrebbero più essere un’unità di misura per la cittadinanza, per esempio.
Scegliendo attentamente le parole e le azioni possiamo dimostrare di accettare una situazione senza per questo sottolinearla, liberandoci dalle allusioni che fanno male ogni giorno. Abbiamo preferito parlare di queste micro-battaglie per evitare che diventino macro-zone di guerra.
