In Africa, Oya o anche Oya-Yansan è la dea delle tempeste e dei tuoni, sposata con il dio del fulmine. Oyà Yansà è la dea dei grandi contrasti. È il candore del fulmine nella notte oscura, ma è anche la delicata dea dei fiori in un mondo di violenza.
La dea del cambiamento
In Africa come in Brasile o a Cuba, è considerata la divinità del cambiamento. Oya porta la pioggia, generatrice di vita, è custode delle donne che protegge dall’oppressione. Le donne si rivolgono a lei quando hanno difficoltà da risolvere.
Moglie e madre devota, anche lei è responsabile di condurre le anime nel Regno dei Morti: può anche convocarle a suo piacimento per invitarle a combattere in suo nome. E come se non bastasse, è lei che viene invocata quando si creano bambole voodoo!
Lei personifica il potere del cambiamento basato sulla rigenerazione e interrompe la stagnazione. È spesso raffigurata con in mano una fiamma.
Guerriero Oya moglie di Shango
La sua storia la ritroviamo sia nel Voodoo che nella Santeria iniziata sulle rive del fiume Niger quando Shango, re dell’Africa occidentale, vide uscire dall’acqua un bufalo che si trasformò in donna: era la dea Oya, che sposò, e insieme conquistarono regno dopo regno, tanto che lo stesso Shango salì al rango di divinità. Secondo i miti, Oya non rimane nell’ombra durante le battaglie, è una dea guerriera che conosce bene i cavalli. È anche la dea del fiume Niger. Oya controlla il vento e il fuoco e solleva gli uragani, è la patrona della giustizia e della memoria, usa il suo machete come spada della verità e rivela l’essenza nascosta di qualsiasi domanda le venga presentata.
Quando si tratta di combattere, si fa crescere la barba e sputa palle di fuoco. Mentre controlla i fulmini, i lampi le escono dalle dita e dai capelli. Potrebbe persino causare inondazioni e uragani.